Day 6 – Bambine dispettose
5 ottobre 16:53
Sono sul patio e sento la preghiera in lontananza. Il sole inizia a scendere, anche se si suda ancora.
Il retro di ginocchia e gomiti è fastidiosamente bagnato e le punture di zanzara prudono.
Ogni rumore che avverto in giardino lo associo a un possibile sorcio che si aggira indisturbato, mentre la pancia lievita, perché non riesco ad andare in bagno: ciò che sono riuscita ad evacuare dal 28 settembre ad oggi (8 giorni) equivale alla merda di una giornata (di quelle scarse) – scusa il francese.
Nonostante ciò mi pervade uno strano senso di pace, intensificato dal rumore delle onde che si infrangono sul bagnasciuga.
Stamattina ho misurato la mia temperatura corporea, che è risultata essere 37,2°C. Purtroppo l’apparecchio per misurare la pressione è rotto, ma sono sicura che sia sotto i piedi. Ogni volta che mi alzo arriva puntualmente uno svarione e fatico a tenere gli occhi aperti.
È davvero dura, ma non sento il bisogno di andarmene.

Faccia da “fa troppo caldo”
Ho appena lavato 6 paia di mutande: saponetta e via, ora sono stese davanti a me, sulle sedie del patio.
Mi suda persino la faccia. Se mi passo la lingua sulle labbra sento salato. Ritengo perciò che tra massimo mezz’ora le mie mutande saranno asciutte.
5 ottobre 20:05
Nel tardo pomeriggio Mbae, il bimbo a cui Gianluca si è affezionato di più, è venuto a fare il bagno con noi. Siamo stati quasi un’ora nell’oceano, l’unico posto in cui si sta bene durante il giorno. L’acqua sembra il paradiso, oltre ad essere la cosa più pulita di questo villaggio.
Le onde sono fortissime, soprattutto il risucchio della corrente appena prima dell’onda.
Ricordo quando a Cervia il nonno mi portava a fare il bagno coi “cavalloni”, così chiamava le onde. Là c’erano solo col brutto tempo e bisognava stare attenti perché c’era bandiera rossa, cioè assenza dei bagnini.
Qua invece i cavalloni ci sono sempre ma i bagnini non ci sono mai.

Bagno tra le onde dell’oceano Atlantico
Dopo il bagno siamo passati al mini market a comprare una bottiglia di Coca-Cola per condividerla con Mbae. All’uscita però siamo stati presi d’assalto da un gruppo di bambine tra i 10 e i 12 anni.
Mbae, dopo averne assaggiato un sorso ha passato la bottiglia a una di loro e hanno iniziato a strapparsela di mano con cattiveria. A una bimba è persino caduta la gonna, ma nemmeno rimasta in mutande ha lasciato perdere, l’importante era riuscire a bere un goccio di coca in più.
Dopo averla avidamente finita (in meno di 30 secondi) hanno iniziato ad urlare che ero bella e a chiamarmi ripetutamente madame, inseguendomi per toccare i miei capelli lunghi e sciolti.
Mi guardavano con sguardo furbo e canzonatorio e ammetto che, per la prima volta da quando sono in Africa, mi sono sentita a disagio.

Mini Market a Kelle
5 ottobre 22:17
Allarme rosso, allarme rosso. Houston, io e Gianluca abbiamo un animale di forma e natura indefinita in camera.
Non troviamo altra soluzione se non quella di starcene al sicuro su due sedie per un quarto d’ora, finché ci stanchiamo di aspettare.
Non sapremo mai cosa fosse, né tanto meno se se ne sia davvero andato.

Al riparo da un animale sconosciuto