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Day 2 – Capre domestiche

Day 2 – Capre domestiche

1 ottobre 13:31

Sveglia: una bagno – ma letteralmente un bagno – di sudore.

Il caldo tropicale toglie davvero la voglia e la forza di fare qualsiasi cosa. Inizio a capire lo stile di vita sciallo e perennemente tranquillo che regna qui. Semplicemente il corpo non ce la fa.

Per fuggire dall’afa del villaggio abbiamo fatto un giro in spiaggia, dove una decina di bambini piccolissimi, di 3-4 anni, giocava in un’enorme pozzanghera creatasi in un avvallamento con l’acqua dell’alta marea notturna.

Un bimbo più grande, di circa 12 anni, li sorvegliava appollaiato su una carriola.

Bambini che giocano in riva all'oceano

Bambini che giocano in riva all’oceano

Spiaggia Senegal

Foto di gruppo

Dopo averci notati sono corsi tutti fuori dall’acqua per salutarci. Ognuno mi ha dato la mano dicendo bonjour, alcuni anche più di una volta. Hanno poi iniziato a parlare in francese misto wolof, il che non mi ha fatto capire granché.

Quasi tutti i bambini hanno l’ombelico estremamente in fuori, grande come una pallina da golf.

Dopo averli salutati abbiamo camminato circa 20 minuti in direzione nord, fermati ogni 20 metri da gruppi di bambini super entusiasti che insistevano per salutarci come i primi.

La vita in spiaggia

La spiaggia era piena di gente, un riflesso molto più povero ma forse più sereno delle nostre riviere.

Bambini che facevano il bagno usando sacchi di plastica come se fossero gommoni, ragazzi che giocavano a calcio con porte ricavate dalle reti da pesca, gente seduta all’ombra di case composte dalle fondamenta e i muri lasciati a metà.

Immagini di gente che non ha nulla, ma riesce comunque a trovare la gioia di divertirsi con quel nulla che ha.

Tutti salutano e sorridono. Incredibile.

Le scene più impressionanti che la spiaggia ci ha regalato sono state:

  • Un pellicano trascinato da tre bambini, uno che lo teneva dalle zampe, uno dal becco e l’altro con un laccio legato a una zampa (scopriamo in seguito essere passati tra le case cercando di venderlo).
  • Un topo lungo almeno 30 cm stecchito a pancia in su, con le zampe dritte verso l’alto, stile scena del crimine.
  • La carcassa di un pesce lungo almeno 2 m, simile a un delfino ma comunque indefinibile.
  • Un gruppetto di bambini che lavava tre capre nel mare, proprio come se fossero i loro animali domestici.
Capre domestiche

Capre “domestiche”

Una volta tornati indietro, uno dei bambini che giocava nell’acqua ci ha voluto portare a casa a conoscere i suoi fratelli. Siamo arrivati in uno dei posti più incredibili che abbia mai visto, in cui a stento avrei mai creduto che degli umani ci potessero vivere.

Condizioni di vita inaccettabili

La puzza che sovrastava l’ambiente è indescrivibile.

Un odore che inalato per più di 5 minuti porta inevitabilmente alla nausea. Un misto di spazzatura, animali sporchi, marciume, carcasse. E ancora non sono riuscita ad arrivare all’idea che avrei voluto. Mi ha talmente traumatizzato che continuo a sentirne ventate, nonostante mi assicurino non si senta nulla, qui nel patio di Laura.

C’erano capre e pollame che pascolavano tranquillamente nel cortile, panni stesi un po’ ovunque, spazzatura che marciva al sole e gente seduta a gruppetti negli unici punti di ombra. Stare al sole è semplicemente impossibile.

Il bimbo ci ha accompagnato dalla sua famiglia nello spazio tra due edifici, più simili a cubi di cemento che a case, con muri precari costruiti da chi non ha studiato per farlo.

Ci ha accolto un gruppo di una quindicina di bambini, dai 2 ai 10 anni, una donna con solo due denti in bocca e un uomo con la barba bianca.

Tutti mi hanno salutato e hanno insistito per darmi la mano.

Mi si è poi appiccicata alla gamba una bimba alta come il mio bacino, piena zeppa di foruncoli sulle braccia, le mani e tutto il viso. Sudava tantissimo e si grattava una mano. Mi guardava dal basso con gli occhi pieni di amore e di speranza, non so bene per cosa, ma riponeva in me una qualche speranza.

[mentre scrivo sento in lontananza il canto della preghiera, che infonde il suo incredibile senso di pace]

1 ottobre 19:05

Spettacolo musicale a Toubab Dialaw

Spettacolo musicale a Toubab Dialaw

Nel pomeriggio siamo andati a Sobo Badé, dove ci aspettava Gibi. Lui e il gruppo di musicisti avrebbero fatto uno spettacolo per i bambini di Toubab Dialaw, seguito da un’attività di sensibilizzazione contro la spazzatura, dove i bambini avrebbero raccolto tutta la sporcizia del villaggio in grandi sacchi di plastica e alla fine avrebbero piantato un albero, in segno di vita.

Lo spettacolo è stato fantastico, c’erano diversi strumenti musicali – il flauto, una sorta di xilofono composto da assi di legno, delle maracas, la calabaza e lo jembé.

I bambini erano felicissimi, ballavano, tenevano il ritmo, battevano le mani.. E tutti impazzivano per i Toubab.. I bianchi!

Ovunque passiamo la gente ci saluta e ci stringe la mano. Ci invitano in casa e sembrano tutti desiderosi di condividere qualcosa con noi. Esattamente l’opposto a ciò che succede in Italia.

Bambini di Toubab Dialaw in Senegal

Ancora selfie

Molti dei bambini hanno ferite aperte, puntini sulla pelle, pustole, pus che esce… ma sembrano totalmente noncuranti: stanno per terra, tra la sporcizia, si grattano, si toccano tra loro, stanno a piedi nudi… e sono convinta che molto di loro non guariranno mai.

 

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