Cronache di una tour leader: una notte in cella
Cronache di una tour leader: una notte in cella
Giorno 3 su 18 di tour.
“Hey Jess, Ben è stato arrestato”
Addentare questa brioche è una sensazione paradisiaca.
Fuma ancora, devo aver preso una delle ultime sfornate.. e senti che profumo, mamma mia!
Ogni morso è un pezzetto di vita in più che inizia a scorrere nel mio corpo.
Aspetta, la affogo nel cappuccino…. taaaac, ora si che sono pronta per affrontare questa lunghissima giornata.
Sono ad Amsterdam nella sala ristorante dell’hotel.
Il mio gruppo, composto da 52 giovani australiani, sta facendo colazione.
Io, come al solito, mi siedo rigorosamente da sola, perché il quarto d’ora del “breakfast” è sacro.. ho bisogno di carburare in silenzio, per poi esplodere come un fuoco d’artificio di energia per il resto della giornata.
Sono le 7:15, alle 7:30 faremo “bags to coach”, è così che in gergo “tecnico” do appuntamento al pullman.
Il gruppo sa che alle 7 e mezza deve portare i bagagli al nostro autista, che li caricherà per poi partire alla volta di Berlino.
Basta aprire Google Maps per capire che no, Amsterdam e Berlino non sono per niente vicine e che sì, sarà una giornata mooooolto lunga.
Il 90% del gruppo collasserà in pullman per tutta la durata del viaggio, reduce da due giorni tutt’altro che tranquilli in Olanda.
Il restante 10% necessiterà di essere intrattenuto.. come? Con la ricca storia della Germania, raccomandazioni su cosa fare a Berlino, aspetti interessanti della cultura tedesca, qualche canzone tradizionale, qualche video sulla caduta del muro e, data la lunghezza del viaggio, magari anche qualche gioco in pullman.
Insomma.. ho assolutamente bisogno di questi 15 minuti per ripigliarmi dalle scarse ore di sonno, altrimenti questa giornata sarà davvero interminabile.
Una colazione che non dimenticherò
Quindi, dove eravamo?
Ah già, la brioche si sta sfaldando dentro al cappuccino.. devo aver indugiato un po’ troppo. La marmellata di albicocche è ormai tutta sul fondo.
Cerco il cucchiaino per raccoglierla, quando Jake si siede di fronte a me.
Sfoggio il mio primo sorriso della giornata.. sperando che sia una domanda delle classiche, di cui ho la risposta sempre in canna.
“Quanto dura oggi il viaggio? A che ora arriveremo a Berlino? Quante volte ci fermiamo?”
E invece no… nessuna delle domande di rito esce dalla sua bocca.
Ben, suo fratello, stanotte è stato arrestato.
Bene… davvero bene. Benissimo direi.
La sera prima
Inizio a fare mente locale e ripercorrere gli accadimenti della sera prima, per capire quando e dove sia potuto succedere.
Ho portato il gruppo fuori a cena, abbiamo assistito ad un sex show nel Red Light District – dettaglio irrilevante ma che salta inevitabilmente alla mia memoria – e li ho portati a ballare a Leidseplein, il quartiere della movida.
Poi se non sbaglio ho preso un Uber per tornare in hotel verso l’una, lasciandoli sulla pista da ballo del club 129 allegri e felici, quando nulla faceva di certo presagire un arresto.
Cerco di farmi spiegare la dinamica dell’accaduto ma al momento del misfatto Jake era tanto ubriaco quanto suo fratello, quindi i suoi ricordi sono piuttosto confusionali.
Capisco che erano le 3 di notte e che c’entra una rissa, un buttafuori e un poliziotto.
“Ben non ha fatto niente.. ma il buttafuori ha chiamato la polizia”
Dubitando della credibilità di quel “non ha fatto niente”, chiedo se ha provato a chiamarlo e scopro che Jake si è tenuto il suo cellulare e, come se non bastasse, anche il suo passaporto.
Mi ritrovo quindi con una partenza imminente per lasciare il paese, 51 ragazzi in hangover pronti per partire, un autista spazientito, un 20enne in chissà quale prigione (senza documenti e telefono) e una brioche rovinata.
Che gioia.
Missione: salvare Ben
Dopo un paio di lunghi respiri inizio ad agire, ma al telefono ovviamente nessun poliziotto è disposto a darmi informazioni.
Non essendoci quindi alcun modo di rintracciare Ben partiamo senza di lui, dopo di che inizio a contattare qualsiasi persona olandese che conosco, incluso un contatto in Italia, per capire dove sia.
Ah, dimenticavo, ho offerto a suo fratello Jake la possibilità di rimanere ad Amsterdam, così da prendere il treno per Berlino insieme a suo fratello una volta rintracciato.
La risposta?
“Naaah, parto con voi!”
Wow, un rapporto fraterno davvero profondo.
Ad ogni modo, dopo qualche ora al telefono e il confine già oltrepassato da un pezzo, è lo stesso Ben a mettersi in contatto con noi. La polizia gli ha lasciato usare un computer per connettersi a Facebook, grazie al quale è riuscito a contattarmi dicendo che lo avrebbero rilasciato dopo qualche ora.
E poi dite che i social hanno rovinato la società?! A me hanno salvato decisamente le chiappe!
Comunque.. come è finita la storia?
Gli ho prenotato un treno ad alta velocità per Berlino (che l’Unione Europea sia benedetta per non chiedere il passaporto a chi attraversa un confine in treno) e ci ha raggiunto il mattino dopo.
Che la sera seguente era già di nuovo ubriaco e molesto, non c’è bisogno di sottolinearlo vero?!
Beh… tutto è bene quel che finisce bene. Cosa combinò davvero quella notte non lo so e non voglio saperlo.. l’unica cosa che mi auguro è che non mi ricapiti mai più! 😅
Ma questa è solo una delle tante situazioni assurde in cui mi sono trovata.. il prossimo capitolo si intitola “Cronache di una tour leader: ragazze difficili”.
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